“Qual è la prima cosa che guardi in una ragazza?”, una di quelle classiche domande che fanno il giro del mondo e dalla risposta tanto impacciata quanto ripetitiva. La replica più ovvia, quella che balza subito alla mente, reca in sé la dicitura: “gli occhi”. La risposta simbolo della banalità per l’implicito assunto sociale della conversazione. Una risposta talmente scontata, per quanto spesso è stata usata nel parlare comune, da risultare sempre falsa, detta soltanto per l’imbarazzo di poter nominare curve, fianchi o quant’altro. Ma pronunciare “gli occhi” equivale sempre a fornire una risposta di circostanza? L’ovvietà l’ha resa necessariamente una verità improvvisata, priva di ogni reale fondamento? Certo che no! Ci si può davvero innamorare di uno sguardo, accomunare con prontezza quella particolare occhiata a una bellezza evocativa e facilmente mirabile nel richiamo dei ricordi.
Lauren Bacall era famosa per il suo intrigante sguardo. Gli occhi della diva erano tramutabili in una sorta di specchio di un’anima innocente, gioviale, pura e limpida, dolce e lieve come una brezza d’estate, la quale, accarezzando la pelle di chi ne riceve il soffio, allontana gli affanni di un caldo torrido. Non resta che confessarlo, per Lauren Bacall non potevi che rispondere: “gli occhi”.
Quel suo modo d’indirizzare lo sguardo verso la camera era il preludio a una infatuazione che poteva generarsi nell’intima emotività dello spettatore. E con quegli stessi occhi Lauren riusciva a comunicare ancor più che con la mimica facciale, ancor più che con la gestualità, ancor di più che con le parole. Spesso calava la testa su di un lato e perseguiva a mantenersi leggermente inclinata in una posa plastica eppur naturale nel movimento successivo, nell’istante in cui i capelli scendevano sulla parte ricurva del collo. L’ammiccamento cedeva il passo a un’osservazione attenta, quasi sospetta della realtà circostante, e lo schiudersi esagerato delle pupille cessava quando l’espressività riferita ai terzi lasciava trasparire un tono di arrogante sfrontatezza. Quest’avvenente seduzione la rendeva una tentatrice femme fatale del cinema in bianco e nero.
Proprio nei noir Lauren Bacall dava il meglio di sé, risultando alle volte ipnotica, la compagna ideale di una vita con il piede costantemente premuto sull’acceleratore. Un fascino magnetico che con una sola alzata di sopracciglio poteva innescare un brivido. Un palpito perpetrato da una donna dal temperamento forte e combattivo e dalla grazia dolce e femminile. Lauren Bacall era vulnerabile nel suo essere misteriosa e forse per questo ancor più desiderosa di farsi scoprire da chi fosse meritevole d'indagare tra i meandri dei suoi segreti. Una donna graffiante come un felino ma al contempo indifesa come un bianco cigno che nuota sulla superficie ondeggiata di un lago con passi leggiadri: una donna vera.
Si, la risposta “gli occhi” è vera e plausibile nell'inattaccabile romanticismo di una confessione, basterà riportare il nome di Lauren Bacall per rafforzare il valore della risposta. Si può davvero cadere vittima di una “fantastica” infatuazione per una delle più grandi attrici di sempre grazie a un singolo, meraviglioso sguardo.
A me è successo!
Autore: Emilio Giordano
Redazione: CineHunters
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