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Mitologia Greca e Supereroi – Flash, l’Ermes scarlatto

Ezra Miller è Flash – Dipinto di Erminia A. Giordano per CineHunters. Il Barry Allen di Ezra Miller è un ragazzo timido, ancora impacciato e molto simpatico, ma nasconde dietro i suoi estrosi modi di fare grandi paure e insicurezze, derivati dalla sua solitudine.

 

  • Dei ed Eroi: tra mito e Justice League

Nell’antica Grecia esistevano gli eroi. Forse non recavano il prefisso “super” ma erano davvero degli eroi, capaci di vivere avventure e di compiere imprese del tutto simili a quelle che oggi indicheremmo come fuoriuscite da una qualunque narrazione a fumetti. Nelle regioni elleniche, già dal VI secolo a.C. esistevano quelli che noi, oggi, definiamo comunemente come “crossover”, ovvero i "racconti" dove gli eroi o gli dei si incontravano o scontravano tra loro. Eracle spalleggiava Teseo nell’Ade, ad esempio, Orfeo prendeva parte alla spedizione di Giasone e le divinità si schieravano in “leghe” contrapposte nel conflitto che vedeva rivaleggiare i troiani e gli achei, palesandosi d’improvviso e cambiando così il corso della "trama", come nei migliori e più avvincenti serial fantasy contemporanei. I supereroi, specie quelli appartenenti alla scuderia DC Comics, i primi a comparire sulle tavole dei fumetti nonché i primi a parlare per via cartacea, sorretti da una sceneggiatura che, sin dal principio, si materializza sotto forma di una nuvola pregna di parole e significati, non sono altro che le rivisitazioni dei vecchi eroi della mitologia, e ricalcano persino il modo in cui, migliaia e migliaia di anni fa, quelle storie, quei miti propriamente detti, venivano raccontati. Sembrava, infatti, che la mitologia greca si svolgesse interamente in un unico universo narrativo, coeso e preciso, pur con qualche leggera incongruenza. La DC stessa ha, da sempre, scelto di ambientare le proprie storie in un universo ben noto, fino alla fine degli anni Sessanta, quando gli universi conosciuti dai lettori di tutto il globo diverranno molteplici. Insomma, senza dilungarsi oltre, i supereroi sono non altro che le esaltazioni degli antichi eroi, da cui attingono valori e poteri, avventure singole e condivise.

  • Flash: “Non puoi fermarmi!
  • Superman: “Non esserne così sicuro. Ho già corso con te in passato, Barry. Ho anche vinto qualche gara.”
  • Flash: “Quelle erano per beneficenza, Clark!”

(Flash Rebirth – Barry sfugge, correndo via, a Superman)

Superman è, probabilmente, l’emblema degli eroi DC. Forte come Eracle, invulnerabile come un dio immortale, Clark Kent possiede la capacità di volare sino al sole da cui attinge la propria possanza. Più che dell’Olimpo, Kal-El è figlio del cielo. Egli incarna l'ultima testimonianza di mondo scomparso, ed è un essere quasi onnipotente che concretizza, in una serie infinita di poteri, i più grandi sogni di gloria della fantasia di ogni autore. Wonder Woman è, forse, il personaggio più attinente di tutti alla mitologia arcaica, sia a livello estetico che a livello concettuale. Ella è un’amazzone, creata da Zeus e da Afrodite, cresciuta sull’isola della regina Ippolita. Wonder Woman è il simbolo della donna forte, autoritaria, splendente e valorosa, l’icona dell’eroismo femminile moderno. Aquaman potrebbe essere descritto come l'eroe più antico della storia dei fumetti. Egli, re di tutti i mari, viveva al di sotto dei fluttui già migliaia e migliaia di anni or sono e portava, sempre con fierezza, un tridente stretto tra le mani con il quale troneggiava sul regno degli abissi fin dal giorno in cui i suoi fratelli, Zeus e Ade, decisero di spartirsi i tre regni del mondo e a lui toccò quello dei vasti oceani. Aquaman è il Poseidone dei nostri giorni, l'eroe che personifica la figura del dio greco e del sovrano di Atlantide, la città perduta, quest'ultimo un altro mito da cui il fumetto ha tratto le proprie ispirazioni per ripercorrere l'ennesimo racconto che affonda le proprie radici nei secoli trascorsi. Lanterna Verde è un eroe posto a guardia del Pianeta. Egli, astuto come Odisseo e spavaldo come Aiace, proteggerebbe la Terra con l’egual fermezza di come Ettore avrebbe difeso fino alla morte la sua amata patria.

Batman e Cyborg sono due personaggi tanto diversi, ma che in un’analisi dedicata ad alcuni passi della mitologia antica non rappresentano altro che il limite dell’essere umano, quello stesso limite che può essere superato dall'abnegazione, dalla dedizione, dall'impegno, dal sudore, dall’allenamento massacrante e, soprattutto, dal genio dell’uomo. Batman ha dedicato la sua intera vita a spingersi “oltre”, a impersonare un simbolo di paura e speranza sebbene non possedesse alcuna dote straordinaria, ma per il solo desiderio di giustizia. Batman è il vero eroe, colui il quale non necessita della forza valorosa di Enea per poter abbattere l’ostacolo della malvagità. A Bruce Wayne basta se stesso, perché egli è il solo che è riuscito a superare ogni limite a cui l’uomo, data la propria mortalità e la propria fragilità fisica, è purtroppo soggetto. Batman è arrivato vicino al sole e, nonostante avesse le ali di cera, è riuscito a non cadere, a perdurare in alto, sino a lambire la volta celeste. Cyborg, dal canto suo, è il prodotto dell'ingegno, della progressione, dell'avanzamento tecnologico, della sapienza. Prometeo, il gigante innamorato della razza umana, rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, perché, ai suoi occhi, noi tutti eravamo meritevoli, unici. L’uomo, partendo dal fuoco, si è evoluto sempre di più. Tutto cominciò da quella fiamma accesa e divampante, da quella vampa imperitura che rappresentava, allora come oggi, l'ardore della scoperta. Col fuoco, l'uomo ha progredito, è diventato genio della scienza da lui stesso studiata costantemente. Restituire la vita ad un uomo deceduto, sotto forma di un Cyborg, è un sogno di natura fantascientifica che trova riscontro nella continua, sinistra ricerca dell’uomo, il quale, fin dall’alba dei tempi, non fa che tentare d'ingannare la morte, di allungare la vita, di salvare i propri simili. Il personaggio di Cyborg è la rappresentazione fantastica del sapere umano. Ed il suddetto sapere non sarebbe divenuto così grande se un titano, molti secoli prima, non avesse offerto alla razza umana un pegno così profondo e valevole.

Prendendo in esame il primo, storico costume di Flash, datato 1940, non possiamo fare a meno di notare che il velocista scarlatto sia una rivisitazione, in chiave moderna e supereroica naturalmente, del Mercurio alato. Flash trae le proprie origini dalla velocità di Ermes, il messaggero degli dei. Ritagliandosi un ruolo di primo piano nell’avventura fumettistica contemporanea, Flash, in virtù dei suoi poteri, reca in sé un tributo al passato, un omaggio continuo all'era dei grandi miti greci e, al contempo, il personaggio volge anche un’attenzione costante al futuro, per il quale il fulmine rosso non fa altro che rappresentare il continuo viaggio, la corsa, l'interminabile percorso che ognuno di noi, i suoi lettori, deve compiere durante la propria vita.

Flash, John Wesley Shipp, 1990 – Dipinto di Erminia A. Giordano per CineHunters. Potete leggere il nostro articolo sulla serie classica “Flash” cliccando qui.

 

  • Flash – Il mercurio alato

“Più veloce di un fulmine nel cielo, della luce stessa, più rapido del pensiero, Flash è la reincarnazione di Mercurio alato... La sua velocità è lo sgomento degli scienziati, la gioia degli oppressi e l'incanto delle folle!” (Flash Comics 1- 1940)

Flash palesa, ad ogni sua corsa, il trascorso, l'avvenuto di Ermes, nonché il futuro, l'avvenire inesplorato verso cui egli giunge col suo rapido incedere. Flash corre giorno dopo giorno, come tutti noi. Nella società in cui viviamo, ognuno di noi corre, si arrovella, inseguendo sogni e speranze per raggiungere un futuro che sembra snocciolarsi sotto i nostri piedi con immantinente rapidità. A volte, in questa corsa estenuante, noi, corridori inesperti, perdiamo di vista il senso del nostro viaggio, e finiamo per non comprendere davvero il perché corriamo. Lo spostarsi da un luogo ad un altro, il raggiungimento di una meta piuttosto che un’altra, il viaggio inteso in senso lato è soltanto un superficiale pretesto. Al vero corridore non importa raggiungere il traguardo, a lui interessa solamente correre, osservare, conoscere, vivere. La corsa cela il senso della scoperta di luoghi sconosciuti, di realtà ignote, di esperienze straordinarie vivibili nella tortuosa peregrinazione compiuta come esperienza di vita. La corsa di Flash si configura come un’investigazione analitica e introspettiva di se stessi. E così Flash corre per scoprire tutte le volte se stesso, per superare i propri limiti. Gli autori che diedero contorno e vivezza al velocista scarlatto vollero far incarnare a questo instancabile maratoneta il desiderio inestinguibile dell'uomo di volgere sino all’infinito sconfinato, verso la padronanza del mistero nascostosi lontano, verso la conquista.

In una puntata della serie televisiva degli anni ’90, Barry Allen (John Wesley Shipp) osserva una statua bronzea che ha le sembianze di Mercurio.

 

Flash ha il mondo ai suoi piedi ed è animato da una brama di libertà senza limiti. Dalla matita di Gardner Fox e Harry Lampert, nel gennaio del 1940, nasce Jay Garrick, Flash, nelle pagine di “Flash Comics n°1”, albo della DC Comics che prese il nome direttamente dal suo personaggio principale. Nello stesso numero anche altri celebri eroi della DC videro la luce, eroi come Hawkman, Hawkgirl (Shiera Sanders), Black Canary e Johnny Thunder. La prima raffigurazione cartacea di Flash vede l’eroe sfrecciare verso l’orizzonte, lasciandosi alle spalle una lunga scia. Una donna dai capelli biondi osserva stupefatta l’uomo passarle dinanzi con passo spedito, così come il piè veloce Achille caricava verso l’esercito nemico. In tempi recenti quel primo numero, conservato gelosamente da un collezionista per quasi settant'anni, è stato valutato per una cifra che si aggira intorno ai 450mila dollari, a testimonianza dell’indiscusso valore e del futuro glorioso che avrà il personaggio che, in quelle pagine, vedeva per la prima volta la luce.

Jay Garrick indossa sul capo un elmo grigio, ornato ai lati da due alette color oro, è abbigliato con un costume rosso che lascia intravedere una grossa sagoma gialla atta a simulare il dardo di un fulmine, veste un paio di jeans e calza due stivali rossi, anch’essi contornati da alette dorate. Le ali richiamano il simbolismo del dio greco Ermes. Flash corre su nastri d’asfalto con passo rapido e impalpabile, il che dà la sensazione che l’eroe non tocchi propriamente il terreno ma si sollevi da esso, proprio come faceva Mercurio quando muoveva i suoi passi sulle nuvole bianche che sovrastavano i sentieri dell’Olimpo.

“Lo faremo e lo faremo velocemente. Dopotutto, è come sono abituato a fare cose.” (Jay Garrick – Flash)

La prima apparizione di Barry Allen

 

L’incarnazione più famosa e amata di Flash, Barry Allen, arrivò nel 1956 dopo il disastro della seconda guerra mondiale che fece tra l’altro anche cadere i fumetti in rovina e nel dimenticatoio generale. Jay Garrick fu così sacrificato, cedette all’oblio e scomparve dalle edicole lasciando al suo passaggio un malinconico ricordo. Barry Allen è un poliziotto della scientifica di Central City. Una notte, durante un temporale, Barry viene colpito da un fulmine mentre, a tarda sera, stava lavorando nel suo laboratorio. Il fulmine lo investì improvvisamente, irrompendo da una grossa vetrata adiacente il tavolo di lavoro del ricercatore, che venne investito da una serie di prodotti chimici caricati elettricamente. Quando si risvegliò, uscì in strada e, notando un taxi in lontananza, cominciò a correre per raggiungerlo. Si accorse, poco dopo e con sorpresa, di aver superato l’autovettura di diversi metri. Realizzò in quel momento di aver ereditato un potere straordinario che decise di mettere al servizio dell’umanità. Assunse così l’identità di Flash, indossando una maschera e un costume scarlatti, decorati con saette color oro. Sul petto, impresse un fulmine giallo su di in un cerchio bianco, rappresentando l’emblema della saetta che attraversa una luna piena alta nel firmamento.

  • Il successo

“Sei rapido, Quicksilver, te lo concedo! Forse nel tuo universo sei l'uomo più veloce che ci sia! Ma anche l'auto più veloce del mondo sembra una lumaca nei confronti di un jet!” (Flash - Marvel contro DC)

Quando Barry Allen irruppe nel mondo dei fumetti su “Showcase 4” riuscì immediatamente a magnetizzare l’attenzione di migliaia di lettori, da quel momento irrimediabilmente rapiti dalle gesta del “Velocista Scarlatto”. Il personaggio incarnava alla perfezione lo spirito del suo tempo. Per l’America, infatti, quello fu un periodo di grande prosperità e di innovazioni radicali su tutti i fronti. La DC Comics e un gruppo di disegnatori e scrittori, tali Robert Kanigher, Julius Schwartz, John Broome e Carmine Infantino, realizzarono un’impresa editoriale titanica, puntando tutto quello che avevano sulla creazione di un domani travolgente. Barry Allen, inteso quasi all’unanimità come il primo eroe della Silver Age, risollevò la DC Comics, le sorti dei fumetti interi e di tutto ciò ad essi affiliato. Sulla benevola scia scarlatta di Flash tutta una serie di altri brand fumettistici trovarono, infatti, nuovo vigore e ripresero ad essere pubblicati con successo. Flash prese per mano i suoi “fratelli” e li trascinò verso un avvenire luminoso. Anche la Marvel Comics sorse su fondamenta salde e durature erette da Flash.

Per molti anni, la leggenda a fumetti di Flash crebbe senza limiti, divenendo la testata più venduta d’America, registrando vendite record capaci di aggirarsi intorno alle 900.000 copie. In aggiunta a tutto ciò, per aumentare ancor di più il valore del personaggio, la DC affidò proprio a Flash il compito di introdurre il “multiverso” in “Flash dei due mondi”, uno degli albi a fumetto di maggior prestigio della storia. In tale fumetto, Barry Allen scoprì, attraverso un viaggio in una dimensione parallela, l’esistenza di una seconda Terra, su cui muoveva i suoi eroici passi un ormai anziano Jay Garrick. Fu la nascita e la canonizzazione di due Flash, il vecchio e il nuovo, il maestro e il grande apprendista. Sempre Flash continuò ad essere centrale nell’universo narrativo della casa editoriale statunitense, compiendo l’eroico sacrifico nelle pagine finali del leggendario crossover “Crisi sulle terre infinite” o stravolgendo, ancora, nel 2011 l’arco narrativo con la miniserie Flashpoint, che darà vita ai New 52.

In oltre 75 anni di storia editoriale, Flash ha avuto altre due incarnazioni: Wally West, nipote dai capelli rosso fuoco di Iris, e Bart Allen.

Flash è caratterizzato da una personalità ottimista, solare, a volte ironica e profondamente emotiva. Egli si trova, per certi versi, in contrasto con il tenebroso Batman, assomigliando, invece, a Superman, ovvero un supereroe portatore di speranza. Barry è una figura benevola e ispiratrice non solo per la gente comune ma anche per gli altri supereroi, tant’è che una volta Bruce Wayne disse di lui: “Barry è il tipo di uomo che avrei sperato di diventare se i miei genitori non fossero stati assassinati”.

Sebbene negli ultimi anni Barry Allen sia stato rappresentato in televisione e al cinema come un ragazzo giovane, nei fumetti è in verità un uomo adulto. Egli è, inoltre, molto acuto, non è un supereroe inesperto che abbisogna di un team a spalleggiarlo, come mostrato nella serie televisiva, e non è neppure un eccentrico burlone, come invece mostrato nella trasposizione cinematografica della Justice League o nel cartone animato. Flash è un supereroe sognante, allegro ma anche serioso, ed affronta i drammi della vita con un inguaribile ottimismo, caratteristica che, una volta colta, è in grado d’infondere speranza al lettore.

  • Poteri: un dono o una maledizione?

"Mi chiamo Barry Allen, sono l'uomo più veloce del mondo. Per anni ho vissuto senza la mia sembianza umana, consumata dall'attrito di un folle viaggio alla velocità della luce, teso nello spazio e nel tempo alla rincorsa di un vettore invisibile e inarrestabile. Potevo racchiudere l'assoluto nel palmo della mia mano, percepire l'eternità in un battito delle mie ciglia. Capii allora di essere diventato qualcosa di più. Qualcosa di diverso rispetto a un uomo che corre più veloce degli altri. Io ero la Forza della Velocità." (Barry Allen – Flash)

Il potere, acquisito la notte dell’incidente e derivato dalla forza della velocità manifestatasi con la sagoma di una folgore, forse scagliata da Zeus in persona, ha trasformato Barry in un semidio che giace tra gli uomini. La facoltà di correre a ipervelocità pone il supereroe nel mezzo, tra l’umanità terrena e la gloria del cielo. Barry può superare la velocità della luce, viaggiare attraverso le epoche, pensare e ponderare così velocemente da poter calcolare e anticipare qualsiasi mossa di un rivale.  Flash possiede riflessi fulminei e una considerevole forza e resistenza fisica, benché per sostentarsi necessiti di consumare ingenti quantità di cibo. Il suo metabolismo accelerato gli permette di guarire rapidamente dalle ferite.  Barry può inoltre far vibrare le molecole del suo corpo e attraversare indenne la materia.

Sebbene venga considerato un eroe radioso, Flash può essere altresì inteso come un personaggio drammatico. Egli percepisce la realtà esterna con grande inerzia. Nel brano “The Ballad of Barry Allen” dei Jim's Big Ego, Flash viene descritto come un personaggio vittima del suo stesso potere. La velocità per Flash risulta essere, secondo questa interpretazione, una maledizione che avviluppa l’eroe.

In effetti, anche secondo il sottoscritto, una simile rivisitazione del personaggio assume un aspetto fascinoso. Il tempo trascina Flash costantemente, e proprio perché egli è così rapido, fatica a controllare l’esasperante scorrere dei secondi. La velocità si tramuta in un bisogno irrefrenabile ed intollerabile. Flash non può mai fermarsi davvero, e nessuno può vederlo muoversi realmente. Conseguentemente nessuno può riuscire a capire le sue sensazioni. Flash resta pertanto preda della solitudine. Sotto i suoi occhi la realtà quotidiana, le gesta e i movimenti dei suoi simili, scorrono con estrema lentezza.  C’è chi direbbe che la vita scorre troppo in fretta, ma a Flash la vita stessa pare progredire in modo compassato. Il tempo computato dagli orologi è diverso da quello calcolato dalla sua mente che finisce per precipitare in un gorgo incessante e inesorabile. I suoi pensieri e le sue percezioni si susseguono più rapidamente del tempo convenzionale così come viene percepito dagli uomini comuni, facendo piombare l’eroe in uno stato di abbandono e d’incomprensione. Flash permane così in una stasi tra il tempo effettivo e il tempo soggettivo, con quest’ultimo che prende il sopravvento sulla sua completa esistenza. Egli, uomo, vivrebbe così con il dono di un dio che tortura il suo spirito mortale con un potere destinato ad un’anima immortale come quella di Ermes.

  • Correre come metafora della vita

La vita non ci dà un senso, siamo noi a dare un senso alla vita”. (Flash)

La corsa di Flash verso l’infinito è la rappresentazione del coraggio, di quell’audacia necessaria per affrontare un avversario che compare all’orizzonte. Ma la corsa è, al contempo, l’espressione di una brama di vita. Nella corsa, la mente tende a schiarirsi e a far fluire liberamente il pensiero. Nel suo progredire armonico, il respiro di Flash si fa flebile, il vento gli sfiora il viso e l’aria sembra sollevarlo dal terreno che lambisce con i piedi che lo sospingono. L’elettricità scorre nelle sue vene come un fuoco ardente che viaggia in ogni sua terminazione nervosa. Flash corre per comprendere il mondo, il senso dell'esistenza a cui noi diamo un valore e uno scopo. Correndo, Flash riscopre, giornalmente, le meraviglie dell'arco vitale, e per esse si batte. Ed è per tale ragione che nella corsa si concretizza anche la fuga dall’oscurità. Flash può correre, ma non può sottrarsi da alcun problema, da alcuna fatalità. I poteri rendono l'eroe speciale, ma gli stessi non lo rendono, in fondo, diverso da ogni altro uomo. La morte per Flash è rappresentata dal velocista nero, una figura scheletrica che incarna la figura della triste mietitrice e che insegue il corridore per sottrargli la vita. Tale personificazione è la novellizzazione di un’allegoria. Il Flash Nero insegue il velocista scarlatto per fermarlo e porre, così, fine alla sua esistenza. La morte che insegue il supereroe con passo incalzante è l'espressione figurata del tempo che scorre via, e rende il supereroe cosciente della propria mortalità. Flash potrà avere i poteri di un dio greco, ma sarà sempre, nonostante tutto, un uomo soggetto alla morte. Il Flash Nero esacerba tale consapevolezza nel cuore e nell'animo dell'eroe, la cognizione della fine che può sopraggiungere inaspettatamente. Flash, che domina lo scorrere dei secondi con la sua velocità, comprende come i singoli istanti, i momenti stessi, spesso sottovalutati per la propria caducità, possano acquisire un valore profondo tanto da diventare "infiniti". Flash, nelle sue sgroppate, deduce quando bisogna correre via, allontanarsi dai mali che potrebbero arrecare distruzione, e fermarsi nella propria dimora, a vivere serenamente l'affetto dei propri cari. E’ in tal modo che l’eroe dà e trasmette valore alla famiglia, all’amore e all’amicizia, fuggendo dalle tenebre per tornare e restare nella luce. La corsa, per Flash, è metafora della vita stessa, fatta di sacrifici, di missioni da dover adempiere, di pericoli da dover scacciare, di affetti indissolubili da dover proteggere, di ritorni.

Il grande amore di Barry Allen è Iris West, colei che rappresenta la meta finale della propria corsa. Iris incontrò Barry (apparve per la prima volta nel numero 4 di Showcase nel 1956) mentre quest’ultimo stava indagando su un caso di omicidio. Barry fu subito attratto dai modi di fare della giornalista, curiosa, simpatica e dalla parlantina sciolta, mentre Iris rimase colpita dall’onestà e dalla fermezza dell’uomo. Dopo un lungo fidanzamento, una sera Barry propose a Iris di sposarlo, durante un giro sulla ruota panoramica al parco dei divertimenti di Central City. In Flash n. 165 (del novembre del 1966) Iris sposò Barry, scoprendo proprio quella notte che il marito era in verità il guardiano di Central City. Nel futuro si vedrà che Barry e Iris concepiranno due figli, Don e Dawn Allen, “i gemelli tornado”.

Iris come la maggior parte delle donne dei fumetti è rappresentata come una donna bellissima, dai fluttuanti capelli rossi, dal volto candito, e con solo un accenno di lentiggini, dalle forme aggraziate. La figura di Iris nella vita di Barry è sempre dominante. Ella rappresenta per Flash la motivazione per andare avanti, un po’ come Arwen è per Aragorn l’ispirazione capace di riscaldare il cuore e risollevare lo spirito del ramingo durante le ardue battaglie. Per Flash, Iris è il centro del proprio universo, il fattore stimolante della propria vita. Barry corre, resiste e sopravvive ripetendo a se stesso: “al ritorno a casa c’è lei ad attendermi”. Iris è il traguardo, l'abbraccio finale che sancisce per Barry l'approdo alla felicità. Al termine di ogni missione, alla fine di ogni corsa, l'eroe si toglie la maschera, torna ad essere un uomo, smette di vagare in solitudine e rientra a casa, il luogo in cui può finalmente cedere al riposo. La destinazione in cui, fermandosi, Flash può godersi pienamente le bellezze quotidiane dell'esistenza.

  • Conclusioni

“Forse non è così terribile morire. Non se lasci un erede, se sai che qualcuno combatterà ancora per ciò in cui hai creduto.” (Flash – Vendicatori/JLA)

Leggendo Flash si fantastica tangibilmente sulla possibilità di poter correre più veloce del suono, sempre verso l’orizzonte e il futuro più roseo; egli è un pensiero positivo, una luce carica di speranza che schiarisce il buio e che, certamente, non può che affascinare ogni lettore dall’estro sognante. Flash non è che la personificazione rivisitata del mercurio alato, uno sgomento per gli scienziati, una gioia per gli oppressi e un incanto per le folle.

I supereroi DC Comics, con i loro racconti di epiche battaglie, di uomini capaci di volare verso le stelle o di sollevare montagne, rivisitano le gesta degli dei e degli eroi della mitologia greca, in cui il racconto fungeva da fuga dalla realtà. Il mito possedeva la capacità di stimolare l’immaginazione. Il racconto greco ammaliava e rubava sogni ed attenzioni con la descrizione di una giovane donna che nasceva dalla spuma del mare, o con la narrazione di dei in collera che sconfiggevano i titani con la folgore, il tridente o l’elmo che rendeva invisibili. Erano gesta narrate da cantori e vertevano sull’esaltazione della fantasia, uno dei più grandi doni che l’uomo abbia mai ricevuto. Il fumetto è arte sequenziale che trasforma in tavolozza pittorica ciò che veniva raccontato nell’antichità a parole, magari accompagnato dal suono della cetra, e portato via dal vento che ne conservava tutto il valore.

Flash, il più veloce, il più lesto tra gli eroi, è ancora oggi la personificazione del domani, di un futuro che, per quanto remoto, si avvicinava e continua ad avvicinarsi a grandi passi.

Autore: Emilio Giordano

Redazione: CineHunters

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