
Ti ha inseguito come una forsennata, fredda nel passo e cerea in volto. Quel giorno, dai tuoi occhi schivi trapelava una silente malinconia: davi l'impressione di saperlo, di esserne a conoscenza già da qualche ora, ben prima di montare in sella alla tua vettura. Avevi avvertito la Sua presenza. Quella strana sensazione ti accompagnava fin dalla notte precedente, e così ha seguitato a tormentarti durante il Gran Premio, ad ogni accelerazione. L'avevi fiutata, era lì, celata nel grigio della strada. Eppure, non l'hai temuta. Hai indossato il casco, la divisa, e l'hai affrontata intrepidamente.
Alle tue spalle, un'avversaria tetra ed instancabile tentava di tallonarti, rettilineo dopo rettilineo. Sarebbe stata la tua ultima competizione, l'ultima ricerca del proprio sé su quei tanti tracciati.
Chissà se era gelosa del tuo incedere fulmineo. Voleva prenderti, ghermirti con il Suo arto scheletrico, portarti via. Lo ha fatto, sorprendendoti in curva. Ciononostante è stata Lei a perdere, infine. Non è riuscita a batterti. Neppure Colei che ha sempre ragione, che possiede perennemente l'ultima parola ce l'ha fatta.
La morte ti ha raggiunto, Ayrton, ma non ti ha mai sorpassato. Perché eri troppo rapido, lesto, scaltro come soltanto gli eroi sanno di essere, i miti inalterabili e mai scalfiti. In corsa, a tutta velocità verso l'infinito, in fuga, sfrecciando su nastri d'asfalto, hai guadagnato l'eternità. Hai trionfato nella sfida del ricordo, della memoria, divenendo immortale: una gloria riservata solamente ai buoni, ai giusti, agli audaci che dedicano la loro esistenza agli altri, tanto da diventare un modello, un esempio, un'ispirazione.
Hai ingannato la morte, l'hai fiancheggiata con la tua auto, ma sei riuscito comunque a lasciarla in seconda posizione. Ancora oggi, lassù, la osservi dallo specchietto retrovisore, seduto nella tua monoposto con le mani ben salde al volante, facendole mangiare la polvere dello sterrato, intriso dalle tante lacrime di chi ti ha pianto. Lacrime che tuttora sgorgano come fiumi in piena e che vengono solcate dalle tue quattro ruote, mai dome.
Gli idoli non conoscono dipartita. E tu lo sei, Ayrton, e per sempre lo rimarrai.
Le parole che avete avuto modo di leggere vogliono essere un tributo. Un ricordo ad un’icona senza tempo, ad un simbolo di intraprendenza e umanità che ha travalicato i confini dello sport. Una figura talmente evocativa da andare oltre i temi trattati solitamente da questo sito – legati per lo più al mondo della settima arte - e che è riuscita ad assurgere al ruolo del mito, dell’emblema, adorato da migliaia e migliaia di persone sparse per il globo.
Campione del mondo, pilota dal talento smisurato e uomo di una generosità senza eguali: questo è stato Ayrton Senna da Silva, l’atleta caduto nell’arena e mai dimenticato.
Autore: Emilio Giordano
Redazione: CineHunters