Passeggiando per le vie di Manhattan, dopo aver fatto shopping da bloomingdale, una donna dai ricci capelli d’oro chiede all’amato quali siano i nomi femminili inglesi più belli. La giovane era desiderosa di scegliere un nome per se stessa che fosse pronunciabile nella lingua madre del compagno. Per tale ragione comincia a chiedere all’uomo di elencarle tutta una serie di nomi in modo da poterne scegliere uno – il migliore – insieme. “Beh…ce n’è sono migliaia” - pensò subito il giovane, e iniziò ad elencarli. Jennifer, Joanie, Hilary e Linda furono i primi nomi che iniziò a proferire. D’un tratto, l’uomo si fermò per un istante e si chiese: “dov’è che siamo?! Ah sì, Madison…”. Prima che proseguisse nella sua elencazione, la ragazza lo interruppe bruscamente - “Madison! Mi piace Madison!” - L’uomo scoppiò a ridere incredulo – “Ma Madison non è un nome…” - disse. In effetti la parola Madison era scritta su un’insegna stradale sita a pochi passi da loro, indicante il viale “Madison Avenue”. La ragazza parve dispiacersi. Allorché l’uomo le aggiunse prontamente: “Va bene, vada per Madison”. Sul viso della giovane tornò il sorriso, felice di aver scelto un nome che le piaceva così tanto da renderla ancor più “definita” agli occhi del fidanzato.
Madison è un bellissimo nome, di certo inusuale, anzi per la donna che per prima lo scelse era decisamente originale, unico, come unica, d’altronde, era lei stessa, dolce e bella da togliere il fiato. L’angelica bellezza di quella dama che si aggirava tra le strade di Manhattan non poteva che essere battezzata se non con un “epiteto” speciale. Ma chi era, in verità, Madison? Era Daryl Hannah! Così si chiamava, e si chiama tuttora, la ragazza che stava donando la propria immagine a quel personaggio che aveva scelto un così singolare nome per se stessa. Era il 1984 e Daryl Hannah era Madison, una sirena innamorata a New York.
Daryl Hannah nacque a Chicago, nell’Illinois, il 3 dicembre del 1960, figlia di Susan, una produttrice polacca, e di Donald Hannah, capo di una società di rimorchiatori e chiatte da carico. Daryl era una ragazzina estremamente timida e riservata. Era così taciturna da bambina che le fu diagnosticata una lieve forma di autismo. La mamma decise di ritirarla dalla scuola per un anno e di lasciare che la figlioletta vivesse per un po’ nel suo piccolo mondo, rifiutando i consigli dei medici, i quali avevano consigliato il ricovero in un istituto specializzato. Daryl amava dondolarsi, osservare e rifletterci su. Sempre con fare introverso, guardava la realtà che si snocciolava intorno a lei. Sebbene cresceva isolata dagli altri bambini, Daryl conosce i suoi primi amici, ovvero i personaggi fittizi dei film, e trova rifugio nel magico mondo del cinema. In quegli anni Daryl soffriva anche d’insonnia e trascorreva molte notti dinanzi al piccolo schermo, a guardare quanti più film poteva. Quando vide “Il mago di Oz” s’innamorò di quella realtà immaginaria. Provò persino ad avvicinarsi al televisore nel tentativo di varcare lo schermo ed entrare in quel mondo fantastico. Fu in quel momento che nacque la sua passione per il fantasy, e si accese in lei, come per incanto, la voglia di diventare un’attrice. La madre, infine, trascorso un anno rivelò di aver avuto ragione a non seguire il parere dei medici. E così fece che la figlia piano piano si reintegrasse nel mondo circostante. Daryl le fu eternamente grata: grazie alla lungimiranza della madre poté seguire la sua aspirazione. Daryl ha poi frequentato la Francis W. Parker School, e in seguito ha deciso di iscriversi alla University of Southern California. Prima di esordire nel mondo del cinema ha studiato danza e recitazione.
L’arte della recitazione diventa per lei l’opportunità di valicare i confini di una nuova realtà nella quale può intuire anticipatamente come muoversi, così da superare, con maggiore facilità, la sua timidezza. I personaggi sceneggiati hanno per lei il vantaggio di essere pre-costruiti, così da poterli studiare e renderli, al contempo, naturali, aggiungendo quel tocco interpretativo che solo lei saprà in seguito conferire.
L’esordio assoluto per Daryl Hannah arriva nel 1978 quando, diretta da Brian De Palma, è nel film “Fury”. Da allora e per i successivi decenni si farà dirigere da registi quali Ridley Scott, Ron Howard, Ivan Reitman, Oliver Stone, John Carpenter e Quentin Tarantino.
- Blade Runner: bambola letale
Nel 1982, alla sua terza apparizione cinematografica, Daryl Hannah è la principale antagonista femminile del capolavoro di fantascienza “Blade Runner” di Ridley Scott. L’attrice, giovanissima, si presentò ai provini per la parte di Pris sfoggiando un look studiato ad hoc per creare un’estetica evocativa del personaggio. Pris doveva avere un aspetto punk. Per tale ragione molte ragazze arrivarono ai provini con le parvenze più disparate. Ci fu chi si truccò come una bambola di plastica, con le guance color rosa e i capelli in piega. Un’altra giunse tutta vestita d’argento con impressi fulmini stilizzati. Daryl, invece, aveva indossato una parrucca fatta di peli di Yak che fungevano da capelli corti biondi ad ampio caschetto. Ammise, molti anni dopo, di sentirsi brutta e inadatta in quell’ansiosa mattina. Ma la parte andò a lei, e il look che aveva presentato colpì così tanto il regista da indurlo a sceglierlo come aspetto preminente del personaggio di Pris.
Pris, abbreviazione di Priscilla, è una replicante, un modello cibernetico creato il 14 febbraio del 2016 dalla Tyrell Corporation. Non a caso il personaggio di Pris è stato costruito in quella precisa data, a San Valentino. Pris è una donna-androide concepita per il diletto e il piacere. Un giorno, lei fugge insieme al compagno Roy Batty e ad altri quattro replicanti dalle colonie extra-mondo, dove visse per tre anni come una schiava, e si nasconde sulla Terra. La replicante vaga sola tra le periferie cittadine di Los Angeles. I suoi capelli sono bagnati e gonfi dall’incedere della pioggia, e il suo volto è leggermente imbrattato dallo sporco e dallo smog della città. Ella si nasconde tra i rifiuti in vigile attesa. Di lì a poco passa un uomo chiamato Sebastian. Pris lo convince a farsi ospitare nella sua dimora. Sebastian è un uomo dalla salute cagionevole, un genio dell’ingegneria e un maestro nella costruzione. Egli è talmente solo da essersi costruito giocattoli di grandi dimensioni, dagli aspetti più che particolari, che sanno muoversi e anche parlare.
Una volta in casa, in attesa che Roy Batty la raggiunga, Pris si trucca. Pasticcia il suo viso col cerone e lo fa diventare bianco come la porcellana, e tinteggia i contorni dei suoi occhi di un nero intenso. Il complesso ruolo della replicante venne fatto proprio da Hannah che caratterizzò l’androide alternando, con rapidi stacchi espressivi, smorfie dolci ad altre inaspettatamente inquietanti. Daryl fa di Pris un ritratto incerto, generante paranoia, in cui la fiduciosa serenità evocata dalla ragazza si mescola ad una forma di esasperato timore. Ella è talmente bella da invogliare all’attrazione, eppure, quei suoi fulminei modi sinistri non fanno che mettere in allerta chi vorrebbe avvicinarsi a lei. Daryl lascia che i suoi occhi comunichino più di quanto possano fare le sue labbra carnose nel proferire parola. Gli occhi di Pris penetrano la sfera emotiva di chi incrocia il suo sguardo, attraversano la corporalità sino a giungere nell’intimità e suscitare le più svariate interpretazioni emotive. Ella alterna sguardi più dolci e aggraziati ad altri più cupi e glaciali, come se i suoi occhi diventassero di ghiaccio; due luci ipnotizzanti, talvolta, rendono le sue iridi di un rosso magnetico. Ma non solo, in una breve sequenza, Pris rotea le pupille fino a farle scomparire, lasciando intravedere soltanto la sclera bianca, come se volesse rendere il suo sguardo inaccessibile.
Pris è un personaggio articolato e contorto. Ella è stata creata dall’ingegno dell’uomo, non è che un costrutto artificioso modellato per essere soggiogato da un padrone che vorrebbe fare di lei un mero strumento di piacere. Non ha diritti e alla nascita non conosce libertà. Inoltre, la sua breve vita sta per giungere al termine. Pris rivendica con Roy Batty il proprio posto su di un piano esistenziale paritario a quello dell’uomo, inteso come creatura umana, e vuol spezzare le catene che la terrebbero assoggettata alle pulsioni di uno schiavista.
Pris è come fosse una bambola bella e dannata, pericolosa e fatale. Suggestiva la sequenza in cui lei, indossato un body bianco da ballerina, si finge un giocattolo inanimato. Deckard, appena entrato nella casa di Sebastian, si trova davanti una sala piena di giocattoli, grossi pupazzi e statue in meccanico e compassato movimento. Alcuni di questi giocattoli restano immobili, privi di vita come ci si aspetterebbe. Tra questi si nasconde Pris, che finge d’essere la rappresentazione “statuaria” di una ballerina acrobatica inerme, coperta da un lungo velo bianco trasparente che sembra preservarla. Deckard la guarda con sospetto quand’ecco che lei si anima, dimostrando d’essere vera e lo attacca. Una sequenza emozionante nella quale il personaggio di Daryl rivela di non essere un debole fantoccio privo di vita, camuffato tra gli esseri umani, ma una creatura forte e persino letale.
Daryl, al suo primo, vero ruolo importante, offrì un’interpretazione curata e minuziosa. Con “Blade Runner”, uno dei film più belli della storia del cinema, Daryl Hannah scrisse subito il proprio nome nelle opere di culto della cinematografia mondiale.
- “Splash – Una sirena a Manhattan”: tra la terra e il mare, l’archetipo della donna eterea
Come tenne a confessare in un’intervista, da bambina, Daryl era attratta dal divampare dei focherelli accesi. Il fuoco, elemento della natura, nel suo movimento attirava la sua attenzione. Crescendo, però, fu un secondo elemento della natura a catturarla: il mare. Daryl Hannah si era innamorata della fiaba di Hans Christian Andersen “La sirenetta”. Gli piacque così tanto che immaginava d’essere lei stessa una sirena ogni qualvolta nuotava in mare. Daryl, sin da piccola, era una nuotatrice straordinaria, veloce, elegante e abilissima nell’imitare i movimenti sinuosi di una sirena. Quando le porte del cinema hollywoodiano le si spalancarono davanti, ella sognava ancora di poter essere la Sirenetta di Andersen. Nessun adattamento della tragica fiaba dello scrittore danese vi era, in effetti, in cantiere. Ma il regista Ron Howard, spalleggiato dal produttore Brian Grazer, stava per girare un film basato su una sceneggiatura che portava la firma di Lowell Ganz, Babaloo Mandel e Bruce Jay Friedman. Stando a quanto affermavano i tre sceneggiatori era la storia più bella che mai avessero scritto nella loro vita. Ispirata, ma solo ispirata, alla fiaba di Andersen, la sceneggiatura raccontava l’avventura di una sirena che giunta a Manhattan per congiungersi all’uomo di cui si era perdutamente innamorata, veniva a sua volta ricambiata in maniera incondizionata. La sceneggiatura faticava a trovare una casa di produzione pronta a dare il via libera al progetto, finché non fu letta dalla Walt Disney. La Disney, che veniva da un decennio di grossi fallimenti, si mostrerà tuttavia reticente nell’accettare una storia sognante ma adulta e un copione che prevedeva alcune, sia pur brevi e composte, scene di nudo per la protagonista. Desiderosa comunque di non farsi scappare il film, la Disney inaugurò la Touchstone Pictures, un marchio di produzione e distribuzione separato, creato ad arte per realizzare film destinati ad un pubblico non infantile. Iniziò così la produzione di “Splash – Una sirena a Manhattan”, opera diretta dal futuro premio Oscar Ron Howard. Il lungometraggio si avvalse di un cast di giovani interpreti, pronti a divenire stelle di prima grandezza nel firmamento hollywoodiano: da Tom Hanks a John Candy, fino alla protagonista assoluta: Daryl Hannah. Daryl realizzava così un sogno, quello di poter diventare una “vera” sirena.
Dicevano gli sceneggiatori, prima d’iniziare le riprese, di aver descritto in “Splash” “la donna perfetta”. Ma una creatura femminile, dalla bellezza tanto splendente da poter essere adamantina, doveva ancora assumere forma, consistenza e corpo, in altre parole, tutti loro dovevano scovare l’attrice che rendesse Madison viva e vera. Daryl Hannah fu scelta immediatamente per la parte. La sua bellezza spontanea, linda, quasi celestiale, e quei suoi sorrisi angelici emanavano un senso d’innocenza assoluto. Daryl interpretò la sirena e la rese incredibilmente reale, come fosse la creatura del mare più bella che era mai stata raccontata, nonché osservata da occhio umano. Il modo così naturale con cui si muoveva in acqua, agitando con grazia la sua rossa coda pinnata, la semplicità con cui raggiungeva le profondità del mare durante le lunghe e impegnative riprese del film e la disinvoltura con cui seguitava a mantenere gli occhi aperti sott’acqua, mentre osservava quel mondo sommerso, la resero una sirena reale, concreta, in grado di oltrepassare i confini scenici e offrire con leggiadra disinvoltura ciò che lei in realtà voleva.
Quando arrivò a Manhattan, il personaggio di Daryl affiorò dalle acque completamente nuda, coperta soltanto dai suoi lunghissimi capelli biondi. La sirena, nell’interpretazione dell’attrice, scruta il mondo terrestre e si rapporta con esso per mezzo di una sincera e incontenibile curiosità. La sirena di Daryl osserva tutto ciò che la circonda con l’innocenza di una creatura amorevole ma spaesata e desiderosa di conoscere nuove cose. La sua espressione incantata e felice quando guarda il volto dell’amato, la sua pelle bianchissima e liscia così come appare quando emerge dall’acqua e poggia i suoi candidi piedi sulla terraferma, sono tutti caratteri estetici e interpretativi che Daryl donò al suo personaggio migliore. Daryl era a tutti gli effetti la personificazione, narrata e resa viva, della Sirenetta di Andersen, se questa non fosse morta in così tenera età, ma se invece fosse vissuta e maturata come una donna meravigliosa. Madison è la sirena “in carne ed ossa” più simbolica di sempre. Persino i disegnatori della Disney, quando iniziarono la lavorazione de “La sirenetta”, si ispirarono in parte alla sirena di Daryl Hannah, scegliendo di colorare i capelli di Ariel di rosso per non renderla troppo somigliante a Madison.
“Splash – Una sirena a Manhattan” è un fantasy con una grande cura del dettaglio scenico. Il personaggio di Allen (Alan in italiano) interpretato da Tom Hanks è indissolubilmente legato alla sirena, la sua anima gemella che vive nel regno del mare. Notiamo come egli nel proprio ufficio tenga un acquario. Anche a casa, in camera da letto, l’uomo ha un acquario, che suscita un sorrisetto sulle rosee labbra di Madison. Alan possiede anche delle grandi conchiglie che tiene su un tavolino di vetro. Egli, all’inizio del film, ammette, prima di rivedere la sirena, di sentirsi sereno e felice soltanto quando raggiunge la spiaggia di Cape Cod e si sofferma a guardare i fluttui. Inconsciamente egli è attratto dai marosi perché sa che tra le onde nuota la sua Madison, e cerca di colmare quell’assenza con espedienti e oggetti che richiamano il mare. “Splash – Una sirena a Manhattan” è la storia d’amore tra due esseri appartenenti a due regni differenti, separati tra loro. Ma grazie ad un profondo legame, i due riescono a scegliere un solo piano esistenziale in cui vivere la loro vita insieme, senza mai separarsi.
Una delle scene più romantiche del film vede Alan donare a Madison un carillon con due miniature custodite in una sfera di vetro che raffigurano una coppia d’innamorati nell’atto di danzare. E’ la prima volta che Madison ha l’opportunità d’ascoltare la musica romantica. E lo fa con quel carillon. Il regalo di Alan ha una valenza profonda, perché è come se riuscisse a catturare un brano musicale e ne facesse dono all’amata, la quale può riascoltare la musica ogni volta che ne ha voglia. La melodia che cadenza i passi delle due statuine del carillon viene poi ripresa da un violinista di strada, che suona davanti a Madison e Alan mentre si tengono per mano. Quella malinconica melodia, ripresa dal violinista, si sposa all’interpretazione che Daryl Hannah fa della sua sirena, una creatura così carezzevole e armonica da non essere compendiabile né dalla terraferma né, forse, dal mare stesso; ella è uno spirito etereo, come fosse dell’aria, una celestiale melodia uscita dalle corde del più nobile tra gli strumenti musicali.
Madison, come avevano preannunciato gli sceneggiatori, è l’archetipo della donna perfetta. Ella attraversa il regno marino e quello terrestre con grazia eterea. Una luce radiosa, dalla fonte imprecisata, spesso la illumina per accentuare la sua candida natura. E’ una cristallina visione dal carattere puro. Ciò che la differenzia dalla Sirenetta anderseniana è che lei non vuole rinnegare la sua natura. Madison ama essere una sirena, e decide di camminare sul suolo terreno soltanto per poter riabbracciare il suo amato. Madison, non è combattuta dal voler mutare la forma corporale del proprio essere, cerca, invece, di districarsi tra i due mondi per poter vivere il suo sentimento. Lei, sul finale, è pronta a rinunciare con sofferenza alla sua vera natura solo per amore di Alan. Ecco perché quello di Daryl è un ritratto completo di sirena. Daryl fa di Madison un dipinto delineato dall’arte della recitazione sulla sua stessa epidermide, il che la porta a combinare perfettamente i caratteri somatici della femminilità e dell’animosità della donna e della sirena. Madison è una creatura dall’aspetto gentile e delicato, ma anche una donna forte, coraggiosa e passionale, ma soprattutto innamorata.
“Splash – Una sirena a Manhattan” fu un enorme successo di critica e di pubblico. Costato appena 8 milioni di dollari ne incassò 6 soltanto nel suo week-end di apertura. Gli incassi ammontarono, infine, a quasi 70 milioni di dollari: fu tra i dieci film più visti dell’anno. Il lungometraggio venne candidato al Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale e al Golden Globe per il miglior film. Vinse il premio della critica conferito dalla National Society of Film Critics per la migliore sceneggiatura, e proprio Daryl Hannah vinse il suo primo Saturn Award come migliore attrice protagonista. “Splash” fu accolto da recensioni entusiastiche ed è tutt’oggi considerato uno dei migliori film degli anni ’80 e una delle storie d’amore più romantiche che siano mai state proiettate sul grande schermo. Grazie al successo di “Splash”, la Touchstone Pictures poté continuare a produrre film importanti nei successivi decenni. Insieme a “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, “Splash – Una sirena a Manhattan” è considerato il film simbolo degli anni ’80 per la casa di produzione.
Può il nome di un personaggio assumere un valore sociale? E’ ciò che accadde all’uscita di “Splash – Una sirena a Manhattan”. Il nome della protagonista entrò nel linguaggio comune. Col passare degli anni il nome “Madison” divenne sempre più diffuso fino a che, agli inizi del Duemila, fu addirittura il terzo nome più diffuso in America. Daryl ebbe il merito di generare un fenomeno sociale difficilmente ripetibile, ergendosi col suo straordinario personaggio a fonte d’ammirazione e di ispirazione.
Dopo quel sensazionale successo, Daryl fu diretta da Reitman in “Pericolosamente insieme” e da Oliver Stone nel thriller dal vasto apprezzamento critico “Wall Street”. Nel 1987 fu la meravigliosa protagonista Roxanne nell’omonimo film di successo diretto da Frederic Schepisi, una rivisitazione, in chiave moderna, della commedia teatrale di Edmond Rostand “Cyrano de Bergerac”. Due anni dopo, precisamente nel 1989, recita fianco a fianco con Julia Roberts, Shirley Maclaine e Sally Field nel drammatico “Steel Magnolias”. Sarà poi il fantasma di una sposa uccisa in un delitto passionale in “High Spirits”, e ancora, nel 1992, la protagonista femminile de “Avventure di un uomo invisibile”, pellicola diretta dal maestro John Carpenter e ricca di bellissimi effetti speciali. Interpreta la figlia di Jack Lemmon e nuora di Walter Matthau in due commedie dai grandi incassi al botteghino come “Due irresistibili brontoloni” e “That’s Amore – Due improbabili seduttori, e in televisione prende parte allo sceneggiato “Una donna in crescendo”, e al remake de “La finestra sul cortile”.
Nel 2003 e nel 2004 torna sulla breccia del successo planetario venendo scelta da Quentin Tarantino per il ruolo dell’antagonista Elle Driver in “Kill Bill vol. 1” e “Kill Bill vol. 2”.
- “Kill Bill” – Il fascino del male
Tale svolta artistica costituisce per Daryl l’opportunità di caratterizzare una personalità così diversa da quella che è lei in realtà. Per questo ruolo, Daryl non deve più adoperare la sua inconfondibile dolcezza espressiva, deve diventare una maschera cruenta, fredda, efferata, austera e sadica. Elle più di tutti gli altri “cattivi” del film che affrontano uno ad uno “la sposa” Beatrix (Uma Thurman) è quella che più si avvicina ad assurgere a nemesi al femminine della protagonista. Quella di Daryl sarà un’interpretazione intensa e trascinante. L’attrice sperimenta così il fascino del male, dando spessore a una donna indomabile e ad un’assassina senza scrupoli. Elle è crudele, feroce, trae piacere dalla sofferenza altrui ed è altresì una combattente implacabile. E’ diventato celebre il monologo del personaggio, declamato sui resti di una delle sue vittime uccise da un mamba nero. Un monologo letto da un taccuino e recitato con grande capacità dall’attrice, che ha saputo alternare alle parole pronunciate, una ritmata emissione di fumo dovuta al mozzicone di sigaretta accesa che reggeva tra le labbra. Quel fumo “spezzava” il parlato e cadenzava il suo malvagio interloquire. Per questa sua interpretazione, Daryl vince un nuovo Saturn Award, questa volta come miglior attrice non protagonista. Dopo Pris e Madison, Elle è il terzo dei suoi ruoli più iconici.
- Amare la vita
Quello che personalmente mi ha sempre affascinato di Daryl Hannah è il suo sorriso. Ogni qualvolta viene intervistata, l’attrice conclude spesso le sue frasi con un sorriso sincero, venato di lieve imbarazzo, abbassando anche il capo, come se tentasse di nascondere il volto. Con quello stesso sorriso Daryl è probabile che ammiri la bellezza del creato, affronti le difficoltà della vita e intraprenda le sue dure battaglie per la salvaguardia dell’ambiente. Daryl Hannah ha sempre alternato alla sua carriera cinematografica un costante attivismo ambientale. L’attrice dagli anni ’80 non ha fatto altro che ispirare molti appassionati che l’avevano mirata sul grande schermo con quell’inconfondibile nome, e da allora cerca ancora di ispirare le persone, tentando di trasmettere il suo amore per il mondo e la vita.
Come Madison, anche Daryl guarda alla vita con speranza e amore, con dolcezza e fiducia. Sembra che quella coda rossa continui a calzarle a pennello quando lei nuota nel mare e ricorda quanto gli oceani siano importanti e debbano essere preservati dalle contaminazioni. Una vita, la sua, vissuta nella riservatezza prima e nella celebrità poi. Che sia una replicante, una spietata antagonista, o un’incantevole sirena Daryl ha sempre lottato strenuamente per ciò in cui credeva. Lei vuole celebrare le bellezze di un mondo “esterno”, quello stesso mondo che per un anno, da bambina, non vide poi molto. Attraverso il cinema ha interpretato una forma fantastica di realtà, e nella vita vera ha sempre affrontato con coraggio le avversità.
“Love life” resta sempre il suo inconfondibile motto, perché lei, dopotutto, è ancora Madison, una sirena che ama fortemente la vita.
Autore: Emilio Giordano
Redazione: CineHunters
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