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Il titolo originale della serie era Fury, poi cambiato in The Brave stallion, andato in onda in America dal novembre 1955 al settembre 1966. Prodotto da Leon Fromkess e interpretato da Peter Graves, Bobby Diamond, William Fawcett, Ann Robinson, Jimmy Baird, Roger Mobley, Nan Leslie, Wuilliam Hudson, Guy Teague, James Seay, il famoso telefim, che tratta dell’amicizia tra Joey, un ragazzo rimasto orfano, e Furia, un magnifico cavallo dal manto nero intelligentissimo e fedele, è divenuto un classico della televisione per ragazzi anche nel nostro Paese.

Come la maggior parte dei telefilm americani, anche Furia si prefigge finalità educative e vuole svolgere una funzione formativa. La campagna dove si svolgono le storie rappresenta l’ultimo rifugio di un universo valoriale che inizia ad avvertire i primi cedimenti in città. La figura del cavallo allora assume una rilevanza ben determinata. Esso rappresenta, in un certo senso, il deus ex machina, per citare un espediente caratteristico della tragedia greca, vale a dire, viene utilizzato il puledro per risolvere situazioni critiche o, quanto meno, ingarbugliate, in seguito a un incidente avvenuto o a un pericolo imminente o, addirittura, per un’ingiustizia subita.

 

In poche parole, dove non riesce a giungere la mano dell’uomo ci arriva di sicuro la natura, in questo caso personificata dal cavallo. Ogni episodio è uno spaccato di modello compartimentale, all’insegna della solidarietà e della comprensione reciproca, il tutto teso verso il rispetto delle leggi e delle consuetudini. Furia si fa carico di garantire il buon esito dell’insegnamento e della disciplina, alla luce di ciò che ha rappresentato per ciascuno di noi il passato.

Come non ricordare la sigla della versione italiana, che è diventata per quegli anni una specie di tormentone. Vi sovviene? Si intitolava Furia cavallo del West ed era cantata dal sempreverde Mal.

Redazione: CineHunters

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