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"Le sorelle Sanderson" - Dipinto di Erminia A. Giordano per CineHunters

 

La storia che presto andremo a riscoprire insieme è scritta su di un vecchio libro impolverato. Almeno, è ciò che mi è sempre piaciuto immaginare.

Accanto al leggio su cui riposa il suddetto tomo, formule magiche, trascritte su vecchie carte con una penna a piuma di uccello, giacciono sparse caoticamente su di un tavolo. Poco distante, un calderone ricolmo di brodaglie tra il rosso e il violaceo viene riscaldato dal fuoco acceso. Sempre lì attorno, pozioni varie contenute in boccette di vetro sono raccolte su di una traballante mensola di legno. Che luogo angusto, spaventoso, che è questo. Dove siamo?

La risposta è presto data: ci troviamo all'interno della lugubre dimora di tre streghe cattive.

Il libro citato poc'anzi ha l’aspetto consunto. Sulla sua copertina di pelle è possibile scorgere un piccolo incavo circolare, scavato sul lato destro, in profondità, sino a formare una lieve incrinatura verso l’interno. Si tratta di uno spiraglio da cui si diparte una palpebra: l’occhio del libro. È il volume di "Hocus Pocus", il testo che contiene i capitoli di questa indimenticabile storia.

È un libro di stregoneria questo, un tomo protetto dalla magia nera che lo rende inviolabile, indistruttibile. Esso scruta il mondo con l’occhio ciclopico di un’entità in grado di osservare e comprendere ciò che si staglia dinanzi.

Se noi tutti iniziassimo a scorrere quelle pagine noteremmo, di primo acchito, che, una volta aperto, il volume mostrerà le sequenze introduttive di un film, nelle quali l’ombra di una strega che vola a cavallo della sua scopa viene riflessa nello specchio d’acqua di un fiume che bagna le sponde del villaggio di Salem.

Tutto ha inizio laggiù, in un tempo ormai andato.

È il 31 ottobre del 1693. È un giorno accorato per Thackery Binx (Sean Murray), il suo corpo è trafelato e il suo spirito inquieto. Un brutto presentimento lo sprona a riaprire gli occhi dopo un sonno agitato. La sua sorellina Emily è stata attratta da un canto ammaliante verso la casa delle sorelle Sanderson, dimora che sorge su di un terreno sconsacrato, tra i meandri di un fitto bosco.

Thackery si è risvegliato quando ormai la sua Emily ha imboccato un viale tetro e fatale.

"Sono loro..." - Sussurra un amico di Thackery, udendo il canto che echeggia dalla folta boscaglia.

"È troppo tardi, ormai è perduta!" - Prosegue, sconsolato.

Thackery non ne vuol sapere di darsi per vinto. "Chiama mio padre, raduna gli anziani, corri!" - Urla il ragazzo.

Poco dopo si addentra fra la vegetazione, intenzionato a raggiungere la casa delle streghe. Sebbene corra più veloce del vento, il giovane non riuscirà ad impedire alle tre fattucchiere di uccidere la piccina. Le tre sorelle succhiano la giovinezza della bambina, prosciugandole le forze vitali. Tornate giovani e belle, le "arpie" vengono sorprese e attaccate dal giovane Binx. A quel punto, le truci fattucchiere puniscono il ragazzo, reo di averle sfidate, trasformandolo in un gatto nero.

La gente del villaggio accorre troppo tardi nel disperato tentativo di fermare le streghe. Una volta catturate, Sarah, Mary e Winifred Sanderson verranno condannate all’impiccagione. Prima di morire, la maggiore di loro pronuncerà un tristo maleficio:

“Tre volte mi purifico col mercurio e sputo sopra le dodici tavole. Sciocchi, tutti quanti! È il mio scellerato libro che vi parla! Alla vigilia di Ognissanti, quando la Luna sarà un cerchio nel cielo, una creatura vergine ci riporterà su questa terra! Torneremo qua giù e le vite di tutti i vostri figli saranno mie!”

Le streghe verranno comunque giustiziate e del destino di Thackery nessuno saprà più nulla.

Comincia in tal modo "Hocus Pocus", un cult del cinema fantastico per ragazzi.

“Hocus Pocus” , sin dalla scena iniziale, si presenta come un risveglio improvviso, avvenuto nel cuore della notte, o alle prime luci di un nuovo mattino, a causa di un sogno concitato, di un incubo dai toni paurosi ma, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, gradevoli. L'intero lungometraggio potrebbe essere comparato ad una “sveglia” repentina che catapulta gli spettatori tra i passi fiabeschi di un racconto di megere, in una magica commedia horror destinata ad appassionare con delizia, garbo, ironia e intelligenza.

Trascorrono trecento anni da quella triste notte. Max, sua sorella Dani e la bella Allison decidono di recarsi nella casa delle tre sorelle durante la notte di Halloween. La casa appare adibita a museo, come fosse un reliquario espositivo in grado di raccogliere e rievocare le sinistre dicerie, divenute leggende, sull’identità di chi, fra quelle mura, vi abitava. Un gatto nero, che altri non sarà che Thackery Binx, sorveglia da tre secoli l’oscura dimora per impedire che il maleficio che prevede il ritorno delle streghe possa avverarsi. Purtroppo Tackhery non potrà far nulla per opporsi a un destino predetto con fermezza, e quando Max accenderà un cero che innescherà la candela dalla fiamma nera, le tre sorelle torneranno in vita. Winifred, Sarah e Mary avranno soltanto una notte per mettere in atto i loro oscuri propositi: nutrirsi delle anime di quanti più bambini potranno per raggiungere l’immortalità e l’eterna giovinezza. Max, Dani ed Allison, con il supporto di Thackery, dovranno così trovare il modo di fermare le streghe.

“Hocus Pocus” venne prodotto dalla Walt Disney nel 1993 e si avvalse di un eccellente cast: la grande e briosa attrice e cantante Bette Midler vestì i panni di Winifred, la sorella maggiore nonché “mente” del trio di streghe. Winifred era caratterizzata da una dentatura estremamente accentuata, con due ingombranti incisivi superiori che quasi le fuoriuscivano dalla bocca. Winifred aveva, altresì, unghie molto lunghe e affilate che le conferivano un “demoniaco” impatto visivo quando ella faceva sovente uso delle mani, allargandole e portandole all’altezza del viso per esaltare i lugubri gesti di un incantesimo.

Kathy Najimy assunse i panni della corpulenta Mary mentre Sarah Jessica Parker quelli della svampita e procace Sarah, la più giovane delle tre. Max, Dani e Allison erano interpretati rispettivamente da Omri Katz, Thora Birch e Vinessa Shaw.

“Hocus Pocus” è una bellissima commedia per famiglie che trae ispirazione dalle più classiche atmosfere fiabesche convertendole in un’appassionante teen-movie dell’orrore. Si tratta di un lungometraggio figlio degli anni ’90, dai toni paragonabili ai “Piccoli Brividi” del periodo, con scenografie impregnate di una vena gotica e favolistica.

Quando si è bambini e si guarda “Hocus Pocus” si avverte una gioia per gli occhi e per il cuore. Esso è un piccolo cult perfettamente in grado di coinvolgere anche gli adulti, con alcune battute ben congegnate e non sempre comprese quando si è piccolini. “Hocus Pocus”, parallelamente alla storia principale che vede i ragazzi fronteggiare le tre streghe in una sfida a distanza, tratta alcune sotto-trame che abbracciano tematiche decisamente interessanti.

Vi è anzitutto il bullismo: Max risulta essere, infatti, una vittima indifesa, infastidita da due teppisti di quartiere.

Viene trattata l’attrazione fisica e l’amore adolescenziale tra Max ed Allison e la timidezza del protagonista nell’esternare alla ragazza i propri sentimenti per il timore di non essere ricambiato. Le insicurezze del primo amore, tipiche della giovane età, sono quindi facilmente captabili nei personaggi dei due giovani. In particolare, il tema della verginità viene inscenato con una certa attenzione. Tale stato emotivo più che fisico, all’interno del film, è meritevole d’essere analizzato.

Nell’epoca in cui Winifred pronunzia il maleficio, la “verginità” era un bene prezioso, una scelta comune, forse obbligata per la maggioranza dei giovani, e aveva un valore di purezza ammirevole nonché consueto rispetto a ciò che sarà trecento anni dopo. La verginità del protagonista, Max, è oggetto d’incredulità per tutti coloro che scopriranno che è stato proprio lui ad accendere il cero. Max sembra quasi rispondere con spavalderia all’ennesima insinuazione di perplessità circa il suo status di vergine quando si troverà ad affermare: “Me lo faccio tatuare sulla fronte (che sono vergine) se non ci crede”. Sembra quasi che la verginità venga tacciata come un’onta o un che di inusuale dalla gente generalista e buzzurra, come se non avesse più il valore dell’amore vero, da cui deriverebbe la passione fisica, e fosse qualcosa da “superare” quanto prima; l’esatto contrario di ciò che avveniva nell’epoca iniziale del lungometraggio, in cui era sinonimo di candore, innocenza e amorevole attesa. La differenza culturale su tale argomento, tra l’epoca seicentesca e i “moderni” anni ‘90, è un confronto certamente interessante, trattato con fine ironia e una velata provocazione dalla pellicola.

Il parallelismo tra le epoche prosegue circa la festività del 31 ottobre. Le sorelle Sanderson restano sconvolte quando si imbattono in marmaglie di bambini che per strada passeggiano, vestiti e truccati da mostri. Le streghe ricordano che un tempo tali mostri terrorizzavano i piccoli nei racconti popolari. Nella modernità, invece, le paure sembrano essere svanite e sostituite da un tentativo di “imitare” fantasticamente le creature della notte che una volta albergavano negli incubi dei più piccini.

Hocus Pocus” tratta persino l’amore possessivo che finisce per sfociare nella violenza. Winifred, molti secoli or sono, era innamorata di William, un uomo che lei stessa tramutò in uno zombie perché furente e gelosa delle attenzioni che costui nutriva nei confronti della sorella di Winnie, Sarah. William, detto Billy, è un morto vivente a cui sono state cucite le labbra con ago e filo, in modo che non possa mai parlare al cospetto della sua vecchia compagna. Quando Billy raccoglierà un coltello, taglierà via le cuciture della sua bocca ed esprimerà il suo odio nei confronti della donna. E’ un taglio netto ma figurato di liberazione: lo zombie recide i filamenti che lo legavano, come fossero catene, al male della strega. Billy tornerà, così, ad essere libero, lontanto da quell'amore che lo aveva reso uno schiavo privo di voce.

Dietro la maschera truccata di un grande "mostro" si cela spesso il volto dell'attore Doug Jones.

 

Anche questa sotto-trama è trattata in modo “soft”, mai in modo crudo, ma lascia comunque un alone intrigante, doveroso d’essere approfondito per venire ben compreso. Winifred con il suo sospetto e la sua possessività ha tolto la vita al proprio compagno, mutandolo in un silente fantoccio al proprio comando, ferendo non soltanto la sua fisicità ma volendo colpire anche il suo libero arbitrio e la sua volontà.

Il rapporto affettivo tra il fratello maggiore e la sorella minore ha una duplice visione: quello tra Thackery e la sorella Emily si intreccia a quello tra Max e Dani. Thackery, condannato a una immortalità dannata come un gatto nero, ricorda all’umano Max di prendersi sempre cura della sorellina. Essa, come tiene a precisare il gatto dal manto scuro, incarna un affetto prezioso che, come tutte le cose più importanti della nostra vita, si comprende realmente soltanto quando è stato perduto.

Tutte e tre le sorelle Sanderson sono dotate di una voce incantevole. Nella celebre sequenza del brano “I put a spell on you”, la canzone cantata da Winifred incanta e strega, letteralmente, coloro che l’ascoltano, soggiogandoli e trasformandoli in “zombie” incoscienti che danzano senza sosta. Sarah è colei che, ancor più delle altre, possiede una voce melodiosa che adopera per attrarre i bambini. È come se le tre streghe abbiano tra le loro corde vocali il dono del canto delle sirene, che ammalia chi lo ascolta, attirandolo verso il pericolo.

Sarah, Mary e Winifred Sanderson ritratte da Erminia A. Giordano per CineHunters

 

Hocus Pocus” si consuma con la stessa intensità di una candela accesa. La storia si compie nell’arco temporale di una sola notte, la più lunga, quella di Halloween. Alle prime luci dell’alba si compirà il destino, da una parte o dall’altra.

Alla fine saranno i giovani protagonisti a trionfare, e il sorgere di un nuovo giorno annienterà il potere del trio. Winifred verrà trasformata in una statua di pietra e Thackery troverà finalmente il suo riposo eterno: morirà e la sua anima varcherà i cancelli del paradiso. Ad attenderlo ci sarà la sorellina; i due, mano nella mano, partiranno per il loro ultimo viaggio.

Hocus Pocus” è un gioiello del cinema per ragazzi, una perla da gustare ogni anno agli ultimi rintocchi della notte di Ognissanti. È un libro da lasciar dormire per tutto l’anno, ma da risvegliare sempre allo svanire di ogni ottobre. Basterà riprendere in mano il volume che custodisce questa storia, attendere che l’occhio si dilati e, una volta che il libro si sarà ridestato, aprirlo e lasciar riecheggiare un altro canto, un nuovo: “Come little Children…

Autore: Emilio Giordano

Redazione: CineHunters

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