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Le follie dell’Imperatore” fu una sorta di paradosso progettistico. Vide la luce dopo anni e anni di lavorazione, e soltanto quando il progetto venne totalmente stravolto. “Le follie dell’Imperatore” doveva essere inizialmente un film serio e d’impronta prettamente drammatica, forse un musical a carattere epico. A seguito dell’ennesima riunione in cui il progetto stentava a prender forma concreta e a decollare, probabilmente, si scelse di raccogliere tutte le carte ammassate su una scrivania, in cui vi erano annotate le idee sulla specifica impostazione da dare al film, e gettarle tra le fiamme di un camino e lasciarle bruciare. Si ricominciò da zero, con l’idea precisa di un imperatore e di un lama. Il film venne totalmente riscritto, riadattato, plasmato secondo una nuova elaborazione linguistica. Così, il regista Mark Dindal dipinse sulla sua “tela immacolata”, con colori originali, ma soprattutto impresse pennellate del tutto innovative. Dall’opera seriosa ed eccessivamente riflessiva iniziale si scelse di passare a un’esilarante commedia. Un paradosso progettistico, come dicevo, perché “Le follie dell’Imperatore”, concepito come opera drammatica, nacque, per l’appunto, come commedia.

Quando si decide di virare verso un nuovo orizzonte, di mutare, per così dire, il viaggio e di conseguenza anche la meta, lo si deve fare con assoluta fermezza e decisione. Lo pensarono quasi certamente anche gli autori. Se da principio il musical de “Le follie dell’imperatore” (chiamato Kingdom of the Sun) doveva conservare un carattere storico imponente, ciò mutò, per far posto a un satirico surrealismo, e anche nel disegno questa decisione venne espressamente mantenuta. I personaggi ne “Le follie dell’imperatore” vennero realizzati con forme estremizzate, dall’aspetto goliardico, volutamente fatto per esasperare l’indole comica delle numerosissime gag disseminate a più non posso all’interno della pellicola. Ci imbattiamo così in personaggi slanciati, dalle spalle larghe e dalle articolazioni spigolose. Osserviamo tipi dalle braccia nerborute, e dalle gambe esili, e scrutiamo perplessi volti spiccatamente rotondeggianti contrapposti ad altrettanti allungati a sproposito. Sono personaggi caricaturati al massimo che generano risate ancor prima di compiere un gesto comico sapientemente preparato. Non sono altro che esseri nati dalla matita che dà corpo e forma a idee umoristiche, se non comiche, scaturite probabilmente da un copione scritto per il teatro dell’assurdo. 

Protagonista della storia è l’Imperatore Kuzco, un sovrano Inca, viziato, egoista, egocentrico e insensibile, che viene trasformato erroneamente (perché doveva essere ucciso) in un Lama dalla malvagia consigliera di corte Yzma (doppiata da una splendida Anna Marchesini) che si sostituisce a lui come imperatrice. Kronk, il fido aiutante di Yzma, energumeno, forzuto, di poco cervello, ma di buon cuore dopo una serie di bizzarre peripezie, perde il lama fuori dalla città. Kuzco, trasformato in animale, si imbatterà in Pacha, il capo del villaggio con cui aveva avuto un precedente contrasto in merito alla costruzione di Kuzcotopia, un parco acquatico che sarebbe dovuto sorgere sulla cima di una collina. Pacha accetta di aiutare l’imperatore soltanto se questi scenderà a compromessi e deciderà di costruire Kuzcotopia in un altro luogo. Tra innumerevoli e divertentissime disavventure, Kuzco e Pacha raggiungeranno il palazzo e spodesteranno Yzma dal trono, sventando così i suoi diabolici piani di conquista.

La sceneggiatura del film garantì situazioni di studiata pregevolezza comica, dalla vorticosa discesa ai laboratori di Yzma, passando per le consuete cadute nel vuoto causate da una “seconda leva”, fino ai continui siparietti di Kronk, combattuto tra le direttive crudeli di Yzma e la sua buona coscienza (che materializza sulle sue spalle un consigliere angioletto e un tentatore diavoletto). Scene divertentissime, non soltanto perché basate su un’ottima scrittura, ma anche perché rese naturali da un eccellente impatto scenico dei personaggi. In particolar modo in italiano Yzma poté contare, come già accennato, sul talento straordinario di Anna Marchesini che ne conferì un’aura di sana e contagiante esuberanza.

Tra i personaggi, però, è Kuzco l’assoluto dominatore della scena. La sua prorompente personalità lo rende un protagonista disneyano del tutto particolare: Kuzco è il motore delle vicende, colui che, con le proprie vicissitudini, trascina gli spettatori nella proprie folli avventure. Riesce così ad essere un protagonista ben più che particolare. Arrogante, altezzoso, nonché menefreghista: non è, di fatto, il principe buono e generoso o l’eroe coraggioso e incorruttibile. Questo suo carattere contrassegnato da sfumature negative viene però sfruttato per accentuarne il lato comico del personaggio. Le sue esternazioni dettate da un egocentrismo smisurato diverranno celebri: dal “Hai rotto il ritmo” all’irresistibile “non scendo a patti coi contadini”. In Kuzco procede di pari passo una doppia personalità del protagonista buono, ma anche dell’antagonista indifferente. Nella prima metà, il film gioca proprio su questi aspetti oppositori che vedono contrapposte le figure di Kuzco e Kronc. Quest’ultimo che dovrebbe essere il cattivo aiutante dell’antagonista finisce per essere, in verità, un personaggio teneramente positivo, capace di smorzare ancor di più una tensione narrativa che non prende mai il sopravvento, a discapito di una esposizione sequenziale colma di ilarità. Kuzco, invece, si presenta come un personaggio caratterizzato da una personalità egoistica che via via muterà, permettendogli di scoprire la magnanimità del suo animo.

"Vuoi broccoli?"

Ne “Le follie dell’imperatore” l’importanza del viaggio è il fulcro per comprendere l’evoluzione caratteriale del protagonista che lentamente cambierà in positivo, riscoprendo i valori dell’amicizia e della generosità. Kuzco, condannato a muoversi e a parlare come un Lama, elemento dai toni favolisti, trova nella sua trasformazione un’esperienza catartica e purificatrice, che non poteva sortire il medesimo effetto se non ci fosse stato l’incontro col panciuto contadino. Il ricco e il povero, l’animale e l’uomo, il superbo e l’umile, in questo peculiare duo comico, si delinea la morale più importante del film, incarnata naturalmente, nel cambiamento caratteriale di Kuzco la cui trasformazione fisica anticiperà la più significativa trasformazione caratteriale.

“Le follie dell’imperatore” è una commedia a tutto tondo, spassosa, dai tempi comici impeccabili, fondati su di uno stile umoristico surreale che diverte dal primo all’ultimo istante. Un film sottovalutato, che spesso non viene annoverato nella ristretta cerchia dei classici Disney più importanti. E’ la difficile ricezione con cui devono convivere le commedie più raffinate, spesso ritenute prive di un qualsivoglia insegnamento eloquente. In vero, una certa maestria è sita proprio nel saper trattare con elegante sarcasmo un tema profondo e riuscire a renderlo squisitamente allegro. “Le follie dell’Imperatore” non sarà sul podio dei film Disney di maggior impatto narrativo, ma è da considerarsi una delle più riuscite commedie del cinema d’animazione.

Con “Le follie dell’imperatore” si ride con spontanea genuinità, come spesso i film comici non sanno più fare.

Per leggere il nostro articolo dedicato al videogioco de "Le follie dell'Imperatore" clicca qui

Voto: 7,5/10

Autore: Emilio Giordano

Redazione: CineHunters

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“Disney's The Emperor's New Groove” fu un videogioco rilasciato nel 2000 per Playstation, PC e Game Boy Color, da Ubisoft e Sony Computer Entertainment. Il videogame, basato sull’omonimo film Disney “Le follie dell’Imperatore”, permetteva ai giocatori di impersonare il protagonista Kuzco, il viziatissimo sovrano Inca trasformato in un Lama dalla consigliera di corte Yzma. Ai videogiocatori spettava l’arduo, nonché divertentissimo compito di guidare il camelide dal villaggio al palazzo per riconquistare il trono.

L’avventura del quadrupede dall’animo umano venne strutturata in formato 3D a carattere classico, molto simile ai videogiochi di Spyro, con la “sola” differenza che i videogiocatori non avrebbero guidato un draghetto viola ma un Lama con addosso un indumento purpureo simile ad un maglioncino consunto, non avrebbero fatto librare in aria il personaggio ma lo avrebbero fatto caricare a tutta velocità, non avrebbero fatto sputare fuoco incandescente ma… lo avrebbero fatto sputare e basta. Proprio così, una delle caratteristiche peculiari del videogioco era la capacità di esercitare il celere sputo del lama come vera e propria “arma” d’attacco e, in particolar modo, strategica. Una volta raccolti dei chicchi d’uva, Kuzco poteva colpire degli oggetti specifici con tanto di mira assistita, i quali, una volta lambiti dall’attacco del Lama, cedevano giù e potevano essere orientati in base alle direttive del videogiocatore.

“Le follie dell’Imperatore” era, come lo stesso titolo suggeriva, un’avventura videoludica follemente appassionante, basata spesso su delle metodologie di gioco già viste, ma sparse in situazioni sempre incentrare su novità piacevolmente intrattenenti. La sagace ed esilarante comicità del film venne mantenuta anche nel videogioco, spesso spezzettato da filmati introduttivi, estratti direttamente dal lungometraggio di animazione. Il videogioco si apriva con un primo livello ambientato nel villaggio in cui Kuzco dialogava brevemente con alcuni personaggi, dapprima con Pacha e successivamente con i figli del contadino, i quali offrivano le prime delucidazioni sui comandi di gioco. Kuzco durante tutta la sua avventura può raccogliere le monete dei villici che lui reputa ironicamente di sua stessa proprietà. Kuzco può distruggere dei vasi contenenti monete e segreti rotolando su se stesso tramite l’imbeccata del tasto “cerchio”, e può caricare in avanti mediante l’utilizzo del tasto “quadrato”, e ancora può saltare col tasto X. Kuzco può altresì sferrare un attacco più articolato, tramite una specie di mini-combo eseguita col tasto X, e Cerchio per abbattere i nemici più imponenti, saltando e colpendo l’avversario dall’alto verso il basso. Tutte le volte che il personaggio ha sconfitto uno di questi nemici, pronuncia sempre l’espressione “Boom Baby”.

“Le follie dell’imperatore” era strutturato in un totale di 8 livelli, a loro volta suddivisi in capitoli: il villaggio, la giungla di notte, il fiume, la giungla di giorno, la montagna, la città, le catacombe e il laboratorio. Il gioco, per i tempi, risultava piuttosto longevo e dalla media difficoltà (anche se certi punti tendevano ad essere più difficoltosi, considerando la fascia d’età a cui era destinato). All’apertura di ogni livello o capitolo, il giocatore poteva osservare una mappa che seguiva il percorso del personaggio partito dal villaggio con l’obiettivo di raggiungere il palazzo, posto come meta finale dell’illustrazione. I livelli, alquanto vasti, celano spesso dei luoghi segreti in cui il giocatore, individuandoli, può recuperare vari oggetti. Gli elementi scenografici estrapolati dal film non sono soltanto decorativi, ma vengono utilizzati per delle specifiche funzionalità di gioco. La corona di Kuzco serve così a rappresentare “la vita” del personaggio posta centralmente in alto allo schermo. Ad ogni colpo subito dal personaggio, una parte della corona cederà rovinosamente giù lasciando un segno rosso. Kuzco può rinvenire in ogni livello e capitolo una bambola segreta che, una volta trovata, viene stretta dal personaggio in un tenero abbraccio. Kuzco per procedere di livello in livello dovrà raccogliere degli idoli rossi che ne riproducono il profilo che aveva da umano. Tali idoli verranno impressi sulle raffigurazioni poste a fianco di un portale e ne permetteranno l’apertura.

  • Le particolarità del gioco

Diverse fasi del gioco stuzzicano l’intelligenza del giocatore mediante enigmi da risolvere. Spesso Kuzco dovrà regolare il peso di alcune piattaforme facendosi carico di rocce, cestelli o veri e propri totem, che dovranno essere riposizionati su delle statue per aprire alcuni passaggi o superare delle zone prive di uscita. In altre fasi, Kuzco dovrà fare affidamento alla sua grande velocità e completare alcune aree con sfide a tempo, muovendosi su pedane in movimento o che addirittura scompaiono d’improvviso sotto i suoi stessi piedi, pardon…sotto le sue stesse zampe.

Queste particolarità rendono il gioco estremamente fluido, capace sempre di mantenere alta la concentrazione dei videogiocatori. Ad arricchire ancor di più l’esperienza di gioco sono le varie fasi in cui Kuzco verrà trasformato in altri animali: una rana, che potrà muoversi facendo tre balzi in avanti, una tartaruga che ne rallenterà notevolmente i movimenti e un piccolo coniglio. Ogniqualvolta Kuzco ritroverà la pozione di Yzma e riacquisterà le sembianze da consueto quadrupede esclamerà con soddisfazione: “Sono di nuovo un lama”.

Altre situazioni consuete del gioco sono le sfide ad inseguimento tra Kuzco e Kronk, le fughe dall’assalto dei predatori della giungla o le corse ricche di ostacoli in cui Kuzco dovrà raggiungere un fastidioso bambino in sella ad un triciclo che non vuol donargli l’idolo rosso. In altre zone, Kuzco dovrà restare nascosto e muoversi silenziosamente, avanzando senza farsi vedere dalle guardie del palazzo o da altri bizzarri avversari. Se tali nemici lo scorgono, dovrà ricominciare dall’ultimo “Punto di Controllo”.

Nei capitoli iniziali delle catacombe, Kuzco e Pacha saranno alla guida di una sedia mobile che percorre le montagne russe, in una vorticosa discesa verso i laboratori di Yzma, e dovranno attraversare il percorso evitando di cadere. Tali livelli sono stati estrapolati da una delle sequenze più famose della pellicola, quella in cui Yzma e Kronk discendono verso i laboratori. Non potremo però fare come suggeriva Kronk, ed invogliare chi siede accanto a noi ad alzare le braccia per rendere il percorso più divertente: in tali momenti del gioco non ci si potrà assolutamente distrarre, neppure per un solo istante. Saranno infatti dei livelli dal divertimento forsennato in cui il giocatore si troverà costretto ad evitare numerosi ostacoli, procedendo ad una grande velocità e saltando di piattaforma in piattaforma. La parte più difficile arriverà nel momento in cui il percorso roteerà la sedia mobile costringendo i due personaggi a procedere di spalle, e così facendo, il giocatore dovrà “riadattare” i propri comandi al posizionamento di Kuzco, onde evitare gli improvvisi vuoti disseminati lungo il percorso.

“Le follie dell’Imperatore” fu un’avventura sviluppata secondo la precisa direttiva di appassionare i videogiocatori, sfruttando al massimo il film da cui ha preso spunto, regalando un’esperienza di gioco corposa, scorrevole, coinvolgente, e  di certo incapace di fare annoiare.

Autore: Emilio Giordano

Redazione: CineHunters

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