Tutti possono raccontare una storia realmente accaduta, pochi possono impreziosirla. Arricchire un accadimento con una facezia può sembrare un mero fronzolo. Invero romanzare il reale, infondendo in esso una forte connotazione fantastica, rende più affascinante il narrato. Ne era consapevole un vecchio e saggio Istari. Molti anni or sono, Gandalf si trovava nella casa dell’Hobbit Bilbo Baggins, alla vigilia della partenza per Erebor, la montagna solitaria. Lo stregone si era appena accomodato vicino al camino col fuoco che scoppiettava, quando iniziò a raccontare al padrone di casa una storiella divertente, opportunamente “abbellita”. Stando alle parole del barbuto mago, il pro-pro-pro-pro-zio di Bilbo, Ruggitoro Tuc, aveva inventato, involontariamente, il gioco del golf. Avvenne che durante la battaglia di prati verdi, mulinò la sua mazza con tale forza da staccare la testa al re dei Goblin, la quale volò per 100 iarde, per poi rotolare nella tana di un ignaro coniglio. Bilbo non credette granché a quanto rivelato dal suo amico, ed insinuò che lo stregone dal cappello a punta stava, un tantino, inventando. Del resto tutte le migliori storie necessitano di un’infiorettatura, altrimenti assumerebbero l’aspetto di banali testimonianze, comuni aneddoti privi di alcuna inventiva autoriale.
Edward Bloom in “Big fish – Le storie di una vita incredibile” rievocava il proprio vissuto senza mai separarlo dal fantastico. La sua esistenza si intrecciava alla leggenda, la realtà al mito. I suoi occhi giovani guardavano un mondo veritiero ma lo miravano come se esso fosse un’irrealtà siffatta d’incanto. Così se il suo datore di lavoro pareva aggressivo come un lupo famelico, egli lo trasformava, nei suoi racconti, in un licantropo bavoso. Ogni storia dovrebbe essere farcita dalle parole di un fine narratore, abile nel mescolare tanto il vero quanto il figurato e il fantastico.
Alcuni, però, non apprezzano tali “ornamenti” narrativi, e gli stessi prediligono il “pratico” a discapito del “fantasioso”. E’ ciò che maggiormente demarca i sognatori dai realisti. L’eccentrico Cameron Tucker, uno dei protagonisti della serie televisiva “Modern family”, è solito raccontare bizzarre ed emozionanti storie che non sempre vengono credute dagli altri membri della sua grande famiglia. L’ultimo fattarello riguarda una piccola, grande impresa compiuta da “Cam” in gioventù: egli, a suo dire, riuscì una volta a lanciare una zucca da una sponda all'altra di un campo da football. La veridicità dell’accaduto divide la famiglia. Una parte di essa, animata da una vena speranzosa, vuol credere all’accaduto, un'altra, con un rassegnato cinismo, si rifiuta di farlo. Così Phil, Gloria e Cameron, i sognatori, decidono di replicare il fatidico lancio della zucca, sotto gli sguardi scettici di Jay, Claire e Mitchell, i realisti.
Il primo tentativo fallisce miseramente, ma la famiglia, nella sua totalità, non si arrende. I “visionari” insistono una seconda e anche una terza volta, coadiuvati, nel frattempo, anche dai “pragmatici”, i quali, coinvolti dall’estro e dall’entusiasmo dei primi, hanno scelto di credere in ciò che sembrerebbe solo apparentemente impossibile. “Sognatori” e “realisti” sono allegorie descrittive rese così vivide nell’episodio “Il lancio della zucca” da poter essere considerate un paradigma di base nella descrizione dei singoli personaggi di “Modern family”.
Nella situation comedy, sognatori e realisti siedono sul divano, talvolta insieme, talvolta soli, e rivolgono le loro attenzioni a coloro che osservano, silenziosi, il loro vissuto quotidiano. Gli spettatori divengono così i depositari delle confessioni intime e segrete dei protagonisti. I telespettatori hanno costantemente la sensazione di far parte del linguaggio espresso in questa apparente realtà, potendo carpire i sentimenti e persino gli accenni di sensazioni di ogni singolo personaggio.
“Modern family” è girato con la tecnica del falso documentario, e la camera che inquadra l’agire ignaro dei personaggi si tramuta in un occhio indiscreto, a tratti persino “impiccione”, che scruta sfrontatamente il gesto, il cenno, la movenza, nonché la benché minima espressione facciale di ognuno di loro. La camera, di rado, si mantiene ferma, cede al movimento, allo zoom improvviso, come fosse uno sguardo interessato che tenta di scrutare con l’accostarsi, travalicando i confini meta-televisivi. Talvolta, i personaggi stessi si rivolgono alla camera, lanciando verso di essa un’occhiata partecipativa, che ricerca il coinvolgimento dello spettatore, come anche a richiederne il “parere”.
Un cast d’eccezione, forse il migliore mai scelto per una sitcom, valorizza una sceneggiatura impeccabile e sempre divertentissima, sino ad esaltare una regia e un montaggio curati in ogni particolare. “Modern family” è uno spaccato schietto ed adorabile della vita di ogni giorno di una famiglia occidentale allargata e in costante evoluzione. Alla vita quotidiana, con le sue difficoltà affrontate sempre con una verve esilarante, ma anche le sue periture gioie accolte con soddisfazione, viene riconosciuto un valore straordinario.
“Modern family” celebra l’importanza del nucleo famigliare. Ma cos’è la famiglia nel nostro XXI secolo? Di fronte ad una società che rischia di essere sempre più massificata, avvolta da tante evasioni negative, la famiglia possiede ed emana energie capaci di rendere l’uomo cosciente della sua dignità e d’inserirlo pienamente nel tessuto sociale. La famiglia deve servire da esempio per i più ampi rapporti comunitari all’insegna del rispetto, del dialogo e dell’amore. Avere una famiglia, sia essa costituita da sognatori o realisti, significa possedere un bene inestimabile. L’eterno Peter Pan Phil, marito amorevole e padre affettuoso, è sposato con Claire, donna apprensiva e protettiva nei riguardi dei suoi figli, Haley, Alex e Luke. La bellissima, procace e generosa Gloria Delgado, mamma di Manny, è la seconda consorte di Jay Pritchett, patriarca della famiglia, padre di Mitchell e Claire, e uomo burbero, brontolone ma di buon cuore. Cameron, teatrale e sensibilissimo, è sposato col sarcastico Mitchell ed è padre di Lily, bambina vietnamita adottata dalla coppia nel primissimo episodio della serie. I sognatori, Phil, Gloria e Cam, hanno trovato le rispettive metà nei realisti.
Non è un caso, come tiene a precisare lo stesso Cameron: talvolta, nella vita di tutti i giorni, i sognatori s’intrattengono con i sognatori e i realisti incontrano i realisti, ma più spesso di quanto si creda accade esattamente il contrario. Sognatori e realisti tendono, infatti, a completarsi. Senza i realisti, i sognatori volerebbero troppo vicino al sole e le loro ali di cera rischierebbero di sciogliersi, facendoli precipitare rovinosamente al suolo. Così come gli stessi realisti, senza i sognatori, non riuscirebbero mai ad alzarsi da terra, rinunciando, sin dal principio, ad un’illusione scintillante che potrebbe tramutarsi in un obiettivo tangibile e, conseguentemente, di facile realizzazione.
Il racconto di quel particolare aneddoto richiamato da Gandalf ha portato Bilbo a prendere la decisione di unirsi alla compagnia di nani ed intraprendere così la più grande avventura della sua vita centenaria. Ancora, le tante rievocazioni rinarrate da Edward Bloom hanno permesso al figlio di ben comprendere col cuore il vissuto del padre, sempre in bilico tra veridicità e suggestione. E’ questo il vero potere della parola, del racconto autentico mescolato all’immaginato.
“Modern family” somiglia ad un grosso, denso libro, le cui pagine sono raccontate a dei lettori-ascoltatori attraverso una rapida confidenza sussurrata. Esso è un racconto che giace aperto con le pagine su di una vita vissuta nell’amore e nell’affetto famigliare, in cui la spensieratezza sognante e la prudente veglia si intersecano nelle emozioni e nel vissuto dei Dunphy, dei Pritchett e dei Tucker. Poco importa se la storia della zucca è del tutto vera o no, il miscuglio tra realtà e fantasia ha portato una famiglia ad avvicinarsi ulteriormente e a trascorrere in felicità un pomeriggio di fine ottobre, inseguendo la sua “chimera”.
Autore: Emilio Giordano
Redazione: CineHunters
Vi potrebbero interessare: